La UIGA incontra il ragazzo che sussurra alle monoposto: incontro con KIMI ANTONELLI

da Ufficio stampa UIGA

Il moderno hub tecnologico di Petronas Lubricants Italy, autentico laboratorio d’eccellenza dove prendono forma i lubrificanti ad alte prestazioni che alimentano i cuori ibridi delle monoposto Mercedes, è stato il fulcro dell’Uiga Day. Tra provette, banchi prova e software di simulazione, nel centro R&T di Santena si studiano le formule che trasformano la chimica in velocità, contribuendo in modo silenzioso ma fondamentale ai successi in pista del team di Brackley, guidato da Tom Wolff.

Giovanissimo, ma già al volante della Mercedes di Formula 1: Andrea Kimi Antonelli è stato il protagonista assoluto dell’Uiga Day, ospitato nella sede italiana di Petronas Lubricants. Tra i sorrisi dei tecnici, le domande dei giornalisti Uiga e l’omaggio dei dipendenti e della Scuderia Nuvolari di Mantova, il talento bolognese si è raccontato con sincerità e lucidità. “Il mio sogno? Rimanere me stesso, anche quando tutto corre veloce.”

È raro vedere un diciottenne circondato da così tanto rispetto e attenzione, ma quando il nome è quello di Andrea Kimi Antonelli, le eccezioni diventano regola. Ieri a Sàntena, alle porte di Torino, il giovanissimo talento della Mercedes-AMG Petronas F1 Team è stato l’ospite d’onore dell’appuntamento organizzato da Petronas per un numero ristretto di giornalisti dell’Unione Italiana Giornalisti Automotive per incontrare da vicino i protagonisti dell’innovazione e del motorsport.

Il cuore dell’evento è stato il centro di ricerca e tecnologia di Petronas Lubricants Italy, dove vengono progettati e raffinati gli oli e i lubrificanti ad altissime prestazioni utilizzati nelle power unit ibride della scuderia tedesca. Proprio lì, accolto dal Chairman Khalil Muri, dai dipendenti e dagli ospiti speciali, Kimi ha respirato l’aria di casa, tra banchi prova e laboratori chimici, osservando da vicino quel mondo “invisibile” ma cruciale che fa guadagnare millesimi preziosi in pista.

A colpire non è stata solo la sua presenza fresca e determinata, ma anche la maturità con cui ha risposto alle tante domande dei cronisti e del pubblico, parlando del suo percorso, delle pressioni che comporta guidare per una squadra come Mercedes, e dell’imminente appuntamento a Imola, la pista di casa: “Correre lì è speciale. Ci sono i miei amici, la mia famiglia, la mia gente. E io che provo a restare concentrato, come se fosse solo un altro weekend.”

Durante l’incontro, un momento carico di emozione ha suggellato il legame tra passato e futuro del motorsport: la Scuderia Nuvolari di Mantova, insieme con i giornalisti Uiga, ha voluto omaggiare Antonelli con una copia del volume Nuvolari in sella di Cesare De Agostini, con dedica personale dell’autore. Un simbolico passaggio di testimone, dalle imprese del “Mantovano Volante” al coraggio calcolato del nuovo campione che avanza.

L’applauso finale, tra i sorrisi dei tecnici Petronas e i flash dei fotografi, ha sancito il senso profondo dell’Uiga Day: un punto di incontro tra chi sviluppa la tecnologia e chi la porta al limite in pista. E in mezzo, un ragazzo che a 300 all’ora non cerca l’adrenalina fine a sé stessa, ma un equilibrio tutto suo, fatto di studio, velocità e una felicità che - a dispetto della giovane età - ha già imparato a riconoscere.


Ecco un selezionato numero di domande e risposte che hanno alimentato la round table con Antonelli riservata ai giornalisti UIGA e per le quali vi saremmo grati se poteste citare come fonte l’Unione italiana dei giornalisti automotive.

D: Petronas è uno dei partner tecnici fondamentali del team. Che ruolo hanno lubrificanti e carburanti in un mondiale così combattuto?
R: Un ruolo enorme. In qualifica si gioca anche sui millesimi. Se l’olio o il carburante riescono a darti anche solo qualche millesimo in più, hai fatto la differenza. Petronas lavora al massimo per darci quel vantaggio in più. E oggi visito la sede italiana, a Sàntena: voglio capire meglio cosa c’è dietro a ogni goccia di prestazione.”

D: Se il Kimi diciottenne incontrasse il Kimi dodicenne, cosa gli direbbe?
R: Gli direi di non preoccuparsi troppo di quello che pensano gli altri, soprattutto le persone che non lo conoscono davvero. Da piccolo avevo questa ansia di deludere, avevo paura che se qualcosa fosse andato storto la gente non avrebbe più creduto in me. Oggi so che bisogna ascoltare solo chi ti vuole davvero bene. E gli direi anche di crederci sempre, perché se non credi in te stesso è come partire con una mano legata dietro la schiena.

D: Cos’è per te la felicità?
R: Felicità per me è fare quello che amo. Ho la fortuna di vivere il mio sogno, con persone fantastiche intorno, dalla mia famiglia al team Mercedes. È vero, ci sono sacrifici e momenti stressanti, ma alla fine è bellissimo avere questa opportunità. E ogni tanto mi ricordo quanto è raro: non capita tutti i giorni di poter fare quello che ami.

D: In pista, in che lingua pensi?
R: In inglese, ormai. In squadra si parla solo inglese, quindi anche i pensieri in macchina si adattano. Sto cercando di portare un po’ di italianità nel team, almeno a tavola! Ho promesso che porterò le lasagne in pista. Uno dei meccanici mangia curry tutti i giorni… gli ho detto che deve provare il vero cibo!

D: Su cosa stai lavorando per migliorarti come pilota?
R: C’è sempre da migliorare. Quest’anno mi sono concentrato molto sulla pulizia di guida, e a Miami ha funzionato. Devo imparare a mettere insieme tutto il weekend: a volte faccio una bella qualifica e poi la gara non va come vorrei, o il contrario. L’esperienza aiuta. Ogni settimana cerco di analizzare i dati con il team, vedere dove potevo fare meglio. Quando c’è più tempo tra una gara e l’altra è più facile lavorare su tutto, anche mentalmente.

D: Come gestisci le critiche e l’autocritica?
R: Essere autocritici è fondamentale, me l’ha insegnato mio padre. Però non bisogna esagerare: bisogna capire quando una critica è costruttiva e quando no. Dopo una gara, la prima cosa che mi chiedo è se ho fatto tutto quello che potevo. Poi ascolto il team: so che loro vogliono solo aiutarmi a migliorare. Le critiche a caso, quelle che arrivano da chi non ti conosce neanche… quelle non mi toccano più di tanto.

D: Hai mai provato quella sensazione di guidare “d’istinto”, come se fossi in automatico?
R: Sì, succede, ed è bellissimo. È come se la macchina e io fossimo una cosa sola. Nelle qualifiche capita spesso: fai tutto senza pensarci. Però serve anche razionalità, soprattutto in Formula 1 con tutti i comandi al volante. Se tocchi il bottone sbagliato… finisce male. Quindi cerco un equilibrio: ascoltare l’istinto, ma rimanere lucido.

D: Quali sono i tuoi idoli, dentro e fuori dal motorsport?
R: Ayrton Senna, per quello che era in pista ma soprattutto per la persona fuori. Quello che ha fatto in Brasile, le scuole, i bambini… è stato enorme. Anche Lewis Hamilton, Michael Jordan, mio padre e mia madre. I miei genitori mi hanno insegnato tutto e sono i miei fan numero uno. Mio padre viene a tutte le gare, mia madre sarà a Imola con mia sorella. Senza di loro, non sarei qui.

D: Che sport segui, oltre alla Formula 1?
R: MotoGP – andrò al Mugello e a Misano – poi il basket e un po’ di calcio. Tifo Bologna, anche se… da piccolo simpatizzavo per il Barcellona, lo ammetto!